In Italia 1591 squadre e solo 1290 direttori abilitati al ruolo: il danno delle figure dirigenziali improvvisate

In Italia, si può definire "costume" il fatto di appellare un conoscente o un amico come "dottore", "ingegniere" o "avvocato", anche se il diretto interessato detiene al massimo la licenza elementare. Tale costume, fa parte da sempre del folklore e dei gerghi italiani, insomma ci appartiene di diritto. Il problema però, sorge quando il "direttore" in questione esercita la medesima carica per davvero, senza aver mai ottenuto alcuna abilitazione in merito.
Nel calcio italiano, la FIGC ha imposto regole ferree per quanto riguarda l'esercizio della carica di direttore sportivo ed amministrativo all'interno delle società sportive professionistiche appartenenti a Serie A, Serie B e Serie C: senza abilitazione rilasciata dopo un corso formativo a pagamento e con esame finale di sbarramento, il ruolo in questione non può essere assolutamente esercitato.
Ciò che però lascia totamente perplessi, è la mancanza di regolamentazione all'interno della Lega Nazionale Dilettanti (dalla Serie D alla Terza categoria), dove al contrario delle leghe professionistiche, non esiste nessuna norma che regoli tale ambito.
Per quanto attiene ai tecnici, le N.O.I.F. (norme di organizzazione interna federale) della FIGC, prevedono che una società possa avvalersi solamente di quei soggetti iscritti agli albi, elenchi o ruoli del Settore Tecnico FIGC (articolo n°23).
Sono invece qualificati come dirigenti, gli amministratori e i soci che abbiano comunque responsabilità e rapporti nell'ambito dell'attività sportiva organizzata dalla FICG (articolo n°21 delle stesse N.O.I.F): una norma non chiara, che lascia spazio a infinite intepretazioni. Una norma che però, sancisce chiaramente un concetto: le società possono avvalersi anche di soggetti, che l'abilitazione da dirigente non l'hanno mai conseguita, a patto che siano coinvolti nell'attività societaria.
Per meglio chiarire il concetto, in Italia, dalla Serie A alla Promozione, esistono 1591 squadre. Tralasciando le prime 3 serie professionistiche, è possibile accertare che dalla Serie D alla Promozione siano attivamente presenti 1493 club.
Secondo l'albo ufficiale dei direttori sportivi rilasciato dalla FIGC nel novembre del 2017, i direttori sportivi abilitati sono 931 (escludendo previamente in tale conteggio quelli sospesi dal ruolo), mentre i collaboratori della gestione sportiva (ruolo introdotto in una speciale sezione dello stesso albo), definiti impropriamente come direttori sportivi della LND, sono ad oggi 359 (elenco collaboratori gestione sportiva pubblicato nel settembre 2017).
Se i direttori sportivi e amministrativi abilitati, insieme ai collaboratori della gestione sportiva, formano un totale di 1290 unità e le società attuali tra Serie A e Promozione (escludendo quindi le categorie inferiori a quest'ultima) sono 1591, significa che ci sono almeno 301 società che si servono di prestazioni fornite da soggetti privi di qualsiasi tipo di abilitazione ufficiale. Se poi si conta che molte società detengono sia un direttore amministrativo, che sportivo e generale, si può sospettare che le figure non abilitate siano molte di più, evidenziando anche il fatto che molti tra i soggetti abilitati e presenti nei citati albi, non svolgono tale mestiere o rivestono ruoli differenti all'interno dei medesimi club.


La domanda sorge allora spontanea: perchè il sistema calcistico italiano, offre la possibilità di effettuare questi corsi senza tutelare poi le figure formate? I corsi abilitativi inoltre, costano profumatamente: 1500 euro per il corso di collaboratore della gestione sportiva e 5000 euro per il corso da direttore sportivo. Sicuramente tali somme servono in qualche modo a rinvigorire le casse del sistema calcistico. Sicuramente tali corsi servono a formare in maniera adeguata chi vi partecipa. Sicuramente però, manca al sistema di ragionamento una logica fondamentale: perchè questi corsi vengono proposti anche quando l'offerta di lavoro è inesistente? Perchè la LND e la FIGC non perseguono quei soggetti che occupano ruoli senza aver conseguito nessun tipo di patente per esercitarli? Perchè non esiste alcun tipo di tutela per chi ha pagato e soprattutto studiato? È difficile pensare ad un calcio migliore e maggiormente competente, quando si lascia al caso una realtà enorme come la LND, che conta più di 2000 squadre sull'intero territorio nazionale. Parola di un collaboratore della gestione sportiva con abilitazione, ma senza squadra.





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