Quando la burocrazia spezza l'evoluzione italiana: l'assurdo caso dell'S.S. Monza 1912 e dello "Stadio Brianteo"


Italia e burocrazia lenta e controversa. Un binomio che pare ormai essere indissolubile. Un binomio su cui ogni italiano che si rispetti ha fatto del sarcasmo, perchè a volte è giusto prenderla con filosofia. La lentezza e l'imprevedibilità della burocrazia italiana però, è un problema alquanto pericoloso: essa ha la capacità di capovolgere previsioni certe, far saltare affari in dirittura d'arrivo e soprattutto, rendere impossibili dei necessari passi di crescita del Belpaese, rendendolo retrogrado e antiquato rispetto a Nazioni europee che sulla carta, hanno molte meno risorse di quante non ne abbia lo stesso Stivale.
L'ultimo esempio dei danni che la burocrazia italiana può fare, è legato alla storia dell'S.S. Monza 1912, compagine della città di Monza Brianza, attualmente militante nell'odierna Serie C.
L'S.S. Monza 1912, disputa le proprie gare casalinghe nel cittadino "Stadio Brianteo", un impianto di recente creazione, dotato di circa 19 mila posti a sedere e inaugurato nel 1988.
Lo "Stadio Brianteo" ha rappresentato negli ultimi anni una spesa continua per il Comune della città lombarda, in virtù delle proprie carenze strutturali. È per questo motivo che da tempo si sta cercando di cedere la sua gestione a privati, in modo tale che possa divenire un impianto moderno in grado di generare plusvalenze e benefici per la comunità intera. 
Il fallimento della ormai vecchia A.C. Monza Brianza 1912, avvenuto nel 2013, aveva scoraggiato qualsiasi tipologia di progetto in merito, ma con la nuova fondazione dell'S.S. Monza 1912 sotto il comando della famiglia Colombo, l'idea di riqualificazione dello "Stadio Brianteo" (e del centro di allenamento "Monzello") aveva ripreso verve ed ossigeno, tornando ad essere una pianificazione di primo interesse, sia per la società calcistica stessa che per il Comune brianzolo.
È doveroso ricordare che il piano di ristrutturazione dello "Stadio Brianteo" di Monza, avrebbe reso lo stesso un impianto polifunzionale moderno dotato di ristoranti, bar, palestre, attività aggregative e centro commerciale: insomma uno stadio in grado di generare ricavi durante tutto l'arco della settimana e non solo nel corso del match-day (come succede ancora per il 95% degli stadi italiani attuali). 
Il Comune di Monza apre quindi un bando per affidare la gestione dello stesso "Stadio Brianteo" per 45 anni, in modo tale da coinvolgere i privati (e in particolare la famiglia Colombo proprietaria dell'S.S. Monza 1912) e iniziare i lavori di riqualificazione. Ma ecco che subentra ruspante la burocrazia, che con le sue assurde e fiscali pecche rovina tutto: avviene un errore da parte dell'S.S. Monza 1912 nella lettura del capitolato previsto per presentare l'offerta. Sostanzialmente occorreva sorpassare di almeno 1 euro la cifrà di partenza dell'asta, mentre il club brianzolo l'ha soltanto pareggiata. A questo punto si verifica qualcosa di incredibile e fuori da ogni logica: per un solo euro, la Commissione incaricata alla gestione del bando, rifiuta l'offerta dell'S.S. Monza 1912, dichiarando l'errore inammissibile e rigettando quindi l'unica offerta pervenuta per la soluzione positiva dello stesso concorso. Ora l'S.S. Monza 1912 dovrà chiedere addirittura una proroga di concessione per giocare l'anno prossimo nello "Stadio Brianteo", domanda che se per assurdo dov'esse essere rigettata, comprometterebbe l'iscrizione al campionato degli stessi Bagaj.
La burocrazia, o meglio, la mentalità retrograda di certi personaggi con facoltà di decidere le sorti di questo Paese, rallentano la genuina crescita dello stesso, punendo e contrastando chi si prende le responsabilità umane ed economiche di volerlo migliorare. Il caso dell'S.S. Monza 1912 lo certifica al meglio: un impianto che non genera ricavi, con carenze strutturali e che rappresenta solo una spesa per la comunità cittadina, rimarrà uno stadio di vecchia generazione, senza futuro e senza possibilità di divenire qualcosa di economicamente e socialmente importante, solo e soltanto per 1 euro. È questa l'Italia che continuiamo a volere?

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