Quando i Comuni sono in grado di scongiurare il fallimento del club della propria città: il modello economico olandese

Se le Amministazioni cittadine si muovessero in modo tale da supportare economicamente il proprio club di rappresentanza, probabilmente in Italia sarebbero molte meno le società calcistiche in difficoltà o a rischio fallimento. Questo concetto può essere dimostrato da un paradigma, quello olandese, che ha permesso a molte società di riequilibrarsi e di soppravvivere a momenti economici totalmente negativi.
In un rapporto di KPMG (multinazionale olandese che offre servizi professionali alle imprese) del 2003, si evidenzia come ben 33 Comuni olandesi avessero speso dal 1992 per i relativi club cittadini, una cifra pari a 306 milioni di euro: l'80% investiti nei costi relativi all'affitto e alla manuntenzione degli impianti di gioco e il 20% rivolti alla sovvenzione economica degli stessi club.
Nel 2002 però, a fronte di queste spese, subentrò la Commissione Europea: quest'ultima sosteneva che tali sovvenzioni economiche fossero incompatibili con l'articolo 107 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea), siccome contrarie alle regole imposte riguardo ai cosiddetti "Aiuti di Stato". Tali regole, si esprimono in vincoli che la UE ha imposto per evitare che sovvenzioni economiche destinate alle imprese produttrici di attività economica (compresi i club calcistici), provenienti dalla Pubblica Amministrazione, possano ledere, distorcere e falsare la concorrenza del mercato interno.
Nel 2004 arrivò la risposta del Governo Olandese, con l'emanazione di un documento denominato "Quadro di riferimento nazionale per il supporto di club professionistici", atto redatto con la collaborazione del Ministero dello Sport, dell'Associazione dei Comuni Olandesi (VNG) e della KNVB, ovvero la Federazione calcistica olandese.
Tramite questo documento, venivano delineati i confini delle possibili azioni esercitabili da parte dei Comuni in tema di sovvenzioni dirette ai club calcistici, dove alle stesse Amministrazioni Comunali, veniva raccomandato di agire solo per scongiurare il rischio di aiuti economici illegali provenienti da soggetti terzi. Veniva inoltre ricordato il fondamentale rispetto delle norme contenute all'interno dello stesso articolo 107 del TFUE, ma aggiungendo ad esse dei compromessi: i Comuni olandesi potevano infatti intervenire economicamente in ambiti come la ristrutturazione degli stadi, a patto che gli stessi fossero multifunzionali e di loro proprietà. I Comuni olandesi potevano intervenire anche quando il fallimento del club, avrebbe potuto compromettere il beneficio dell'intera comunità cittadina in considerazione del valore sociale e culturale dello sport, ledendo inoltre l'economia accessoria all'impianto di gioco, come tutte le attività ricreative e funzionali (bar, ristoranti, ecc.) ad esso collegate. I Comuni infine, potevano intervenire economicamente mediante fondi messi a disposizione per strutture pubbliche finalizzate alla formazione e all'educazione sportiva dei giovani atleti.
La KNVB inoltre, introdusse nel 2008 un sistema di controllo diretto delle situazioni economiche dei club olandesi, con l'obbligo di presentare la propria contabilità con cadenza quadrimestrale, insieme al bilancio preventivo e al bilancio consuntivo: ciò per inoltrare un'ulteriore forma di controllo diretta della rendicontazione delle società, garantendo che i fondi ad esse destinati dalla Pubblica Amministrazione, fossero reinvestiti in maniera corretta.
La Commissione Europea infine, appurò nel 2013 che le sovvenzioni Comunali olandesi tendevano effettivamente a rispettare l'articolo 107 del  TFUE in tema di Aiuti di Stato, elemento questo, che ha sancito la svota definitiva dell'intero sistema. L'impegno delle Amministrazioni comunali infatti, insieme ai dettami della KNVB e alla concessione della UE, hanno teso a favorire pesantemente la ripresa economica delle società olandesi. Nel 2010 infatti, solo 6 club su 37 (partecipanti a Eredivisie e Eerste Divisie) erano in salute dal punto di vista finanziario. Nel 2017 sono solo 5 i club ancora economicamente vulnerabili. Ciò sta a definire la bontà di un sistema strategico che racchiude in sé una polivalenza di stakeholders, reciprocamente necessari per la tutela e la salvaguardia dei club calcistici: tifosi, Comuni, Stato e Federazione.







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