DAZN, lotta alla pirateria o alla pazienza degli amanti del calcio?

"Combattiamo la pirateria riducendo la fruizione dell'abbonamento della metà". Più o meno è stata questa la bomba a ciel sereno che ha sganciato sulle nostre teste DAZN, il provider principale per la trasmissione delle gare della nostra amata Serie A. Già in estate si erano percepiti i primi prepotenti malumori popolari, nati dall'affidamento alla piattaforma londinese in via praticamente principale di tutte le partite della massima divisione italiana, progetto che rischiava fortemente di naufragare verso un calcio spezzatino che più spezzatino di così sarebbe stata carne trita. E nient'altro. 

Ci siamo quindi dovuti adeguare ad una trasmissione spesso spezzettata e altalenante, di una qualità sicuramente inferiore a quella che a cui ci aveva abituato SKY, pur capendo la differenza del prodotto, l'aspirazione di quest'ultimo, i tempi che cambiano ecc. Non so voi, ma io mi sono rotto le palle di tutta questa modernità.

Forse sono arcaico, ignorante, forse solamente nostalgico, ma quest'anno ho pensato più volte di seguire la Serie A su "Il calcio minuto per minuto" dai canali radiofonici della RAI. L'unico programma che ho sempre rispettato, capace di riportarmi a quando avevo dieci anni e al contrario dei miei amici più fighi e di casta superiore armati di TELE +, seguivo le partite aspettando i boati del pubblico, immaginandomi le azioni, le espressioni dei calciatori e le tattiche delle varie squadre in campo, con Emanuele Dotto e Giovanni Scaramuzzino redarguiti da Filippo Corsini per aver rubato troppo tempo alla radiocronaca generale.

Non è mia intenzione "boicottare" DAZN o chi trasmetta per lei le partite di Serie A. Forse questa continua corsa al prezzo, al fatto che vedere una partita di calcio è diventata una cosa per pochi, in termini di costi soprattutto. Forse perché i commentatori televisivi non riescono assolutamente ad emozionare, ma cercano il pelo nell'uovo per una critica forzata, montano personaggi che sono diventati ormai dei semi Dei. Insomma, non parlano più di calcio.

Lasciare il calcio in mano ad una piattaforma che per "combattere il crimine" và a punire le persone oneste che per godere di una partita pagano quanto richiesto per un abbonamento, mi suona come la vecchia storia delle case popolari, dove l'associazione di turno si accaniva sovente sui regolari pagatori per pareggiare le quote di morosità di chi pagare proprio non ne aveva intenzione.

Il calcio lo amo, per i calcio ho lasciato ossa, muscoli e lacrime. Ho anche convocato tutti i Santi del Paradiso a rapporto nei momenti più difficili, su un campo o a sfogare le mie frustrazioni dagli spalti. Ma il calcio l'ho sempre rispettato, perché nel calcio c'è l'essenza di questo Paese. E chissenefotte se qualche casalinga di Voghera sostiene che l'italiano medio alza il culo dalla sedia solo se "gli tolgono il calcio alla domenica". Siamo nati così, siamo gente di passione, gente che la domenica vuole bersi una birra, mangiare un panino insieme agli amici di una vita, spogliando cravatta, camicia, tuta da meccanico e guanti da carpentiere. Tutti uguali, almeno per un pomeriggio alla settimana: insomma, fateci vedere questo sport senza ucciderci l'anima.


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