"L'unico modo per far insorgere il popolo italiano è togliergli il calcio". Ci siamo. Se la soluzione fosse la scissione della Serie A dal sistema calcistico italiano?

Ieri sera, mercoledì 9 maggio 2018, sono stato ospitato allo Stadio Olimpico di Roma dalla Lega di Serie A per assistere alla Finale di Tim Cup tra Juventus F.C. e A.C. Milan.
Partita e risultato a parte, occorre soffermarsi sulla splendida cornice di pubblico presente a sostenere entrambe le squadre. Più di 65 mila persone a sfidare una valanga d'acqua abbattutasi sulla Capitale solo per sostenere la propria squadra, solo per l'amore verso per uno sport fantastico come il calcio.
Ormai è diventato quasi un detto popolare il concetto che narra: "l'italiano medio insorgerà solo quando gli verrà negato il calcio". Quasi ci siamo. Le notizie arrivate proprio ieri, stanno sconvolgendo definitivamente la stabilità di una passione tanto cara quanto necessaria per la maggior parte di una popolazione flagellata da una crisi economica senza fine e da un Governo che per l'ennesima volta, stenta a definirsi come la vera espressione della reale democrazia, della vera voce della cittadinanza. Il bando originariamente vinto da MediaPro per quanto riguarda l'assegnazione dei diritti televisivi della Serie A, è stato annullato per motivi di antitrust, mentre a livello politico/calcistico, lo stesso movimento incarnato dalle principali leghe italiane (che si definiscono paradossalmente come progressiste), vuole sgambettare il CONI incarnato in questo caso dal Dott. Fabbricini, proponendo il Dott. Abete come nuovo presidente della FIGC, già presidente dimissionario dopo la fallimentare avventura italiana nei campionati mondiali brasiliani del 2014. Insomma, altro che progresso: si vuole riaffidare il comando della federazione più importante a livello italiano ad una persona indubbiamente di qualità, ma che ormai, data anche l'età, fa parte del passato. E per fortuna lo slogan della dirigenza calcistica italiana post Tavecchio, era: "largo ai giovani e ai volti nuovi".
Inoltre, si rischia di lasciare le prime partite della Serie A 2018/2019 senza un broadcaster in grado di trasmettere in diretta le gare: insomma, il pericolo è quello di oscurare completamente la prima parte di uno dei campionati più importanti del mondo, solo per accordi economici e politici che danneggiano esclusivamente i consumatori, gli amanti del calcio. E per fortuna ancora, la stagione 2018/2019 doveva essere quella della resurrezione, dell'avvicinamento economico definitivo della Lega di Serie A alle leghe più importanti e ricche del mondo.
Ormai è palese la dimostrazione dello strapotere della Lega di Serie A nei confronti del movimento calcistico italiano, tanto da riuscire a mettere i bastoni tra le ruote anche alla propria federazione e al proprio comitato olimpico di rappresentanza. Perché quindi, non lasciar andare la stessa Lega di Serie A per la sua strada, concentrando la FIGC nella riorganizzazione di un movimento ormai stantio, esclusivamente indirizzato verso le sue categorie inferiori, estromettendo le pressioni politiche incontrastabili della Lega Maggiore? Perché non procedere ad una scissione come accadde negli anni '90 in Inghilterra, con la separazione della Premier League dal resto del movimento calcistico della Terra d'Albione? In Inghilterra questo passaggio ha reso la stessa Premier League la lega più ricca, flessibile ed innovativa del pianeta. Allo stesso tempo ha permesso alla Federcalcio inglese di allestire un piano di ammodernamento dell'intero sistema calcistico "inferiore", riuscendo egregiamente ad aumentare l'economia e migliorando i piani finanziari d'investimento nel settore. In tal modo il tifoso/consumatore è tornato ad essere il "Re" del calcio, con un aumento netto del benessere e della spettacolarizzazione del prodotto. Siamo giunti ad un punto di non ritorno e l'ora del cambiamento netto è finalmente arrivata.


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