Rissa tra genitori e il Torneo d'elite U13 Liguria della FIGC viene sospeso: cosa manca per risolvere il problema delle figure genitoriali nel calcio giovanile?

Il calcio giovanile dovrebbe essere un calcio spensierato, esclusivamente basato sul divertimento che passa attraverso una doverosa maturazione comportamentale dei ragazzi coinvolti. 
Il calcio giovanile dovrebbe essere in grado d'insegnare il senso d'appartenenza, il valore del gruppo e il rispetto dell'avversario, ponendo le basi caratteriali per accettare di buon grado sia la vittoria che la sconfitta. Soprattutto il calcio giovanile, dovrebbe porre le fondamenta per poter plasmare i ragazzi in uomini di valore, nella convinzione che il comportamento in campo, sia lo specchio del comportamento che ognuno detiene nella propria vita. 
Il calcio giovanile italiano però, soffre di una paradossale problematica: i genitori, che dovrebbero essere le guide imprescindibili nella crescita di un giovane, sono spesso coinvolti in episodi di violenza che si consumano durante le gare dei propri figli. Vicende che si pongono nell'esatto opposto di un corretto insegnamento umano e che vanno a scalfire il giusto processo educazionale che ogni ragazzino dovrebbe sostenere.
È notizia di ieri, 18 marzo 2018, la rissa tra genitori che ha causato la sospensione di un torneo giovanile U13 organizzato a Chiavari (Genova), sul campo Colmata a mare. 
La fase finale di tale competizione, più precisamente del Torneo d'elite U13 organizzato dal Settore giovanile e scolastico della FIGC, si stava disputando tra le squadre del Genoa C.F.C., Spezia Calcio e l'Associazione Ceriale Calcio.
Nella partita tra il Genoa C.F.C. e l'Associazione Ceriale Calcio, i genitori dei ragazzi in campo hanno iniziato a ricoprirsi d'insulti fino ad arrivare in breve tempo allo scontro fisico. Il Torneo è stato immediatamente sospeso, decretando lo Spezia Calcio squadra vincitrice a tavolino. Paradossale è il fatto che il concetto su cui tale competizione è stata fondata è proprio quello del Fair Play, valore calpestato e cancellato da scellerate figure genitoriali. 
Il binomio tra calcio giovanile e genitori, rappresenta da sempre l'incubo principale degli addetti ai lavori, che vedono sorgere proprio attraverso gli stessi genitori una serie di problematiche che rendono difficoltoso il processo di crescita dei giovani calciatori, sia a livello tecnico che umano. Tra il genitore che vede il proprio figlio come un campione incompreso e quello che cerca di sostituirsi al ruolo dell'allenatore, si crea molto spesso un disordine tale che si riflette nei comportamenti antisportivi a cui si assiste quotidianemente sui campi di calcio giovanili. Cambiare la cultura degli adulti è però cosa difficile, se non impossibile. Occorre quindi valutare altri piani per arginare un problema che inizia ad essere drammaticamente diffuso e costante.
Nelle società, manca una figura che possa effettivamente occuparsi in via esclusiva del rapporto con i genitori, in modo tale che un allenatore abbia la possibilità di rimanere completamente libero nel prendere le proprie scelte e nel dare indicazioni. A livello più generale, la Federazione dovrebbe estromettere i genitori violenti da qualsiasi tipo di manifestazione sportiva, prevedendo delle figure a livello provinciale, che si possano occupare della sorveglianza del comportamento tenuto sugli spalti durante la maggior parte gli eventi sportivi interessati.
Nel calcio sono molteplici gli esempi che indicano il settore giovanile come il punto cardine per la crescita complessiva di un movimento calcistico a carattere nazionale. È quindi doveroso difenderlo, soprattutto da soggetti che con i valori sportivi non hanno nulla a che fare. È anche doveroso l'intervento da parte della Federazione, come estremo tentativo di riequilibrare uno scenario che sta a mano a mano sfuggendo da ogni tipologia di controllo, ripristinando i valori dello sport di cui la stessa Federazione si fa e si deve far portavoce.  



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