Diritti TV Serie A: il crollo della certezza televisiva. Lo streaming può essere una soluzione

Giunti ormai all'inizio del mese di febbraio, l'Italia calcistica si ritrova ancora nel bel mezzo dell'assegnazione dei diritti televisivi riguardanti la divisione calcistica di punta nazionale.
Le aste protratte nel mese di gennaio non hanno portato i frutti sperati e le due principali aziende coinvolte (Sky e Mediaset), hanno teso a giocare al ribasso, provocando uno slittamento dell'assegnazione degli stessi.
La Serie A si aspettava almeno di arrivare sopra il miliardo di euro, ma la cosa non è avvenuta. Soprattutto non è stata casuale. Tra la stagione 2011-2012 e la stagione attuale, è avvenuto un crollo delle partecipazioni dei tifosi accedenti agli impianti di gioco: gli spettatori a pagamento per Juventus F.C., F.C. Internazionale, A.C. Milan, S.S.C. Napoli e A.S. Roma sono diminuiti del 18%, passando da 165 milioni a 135 milioni. In un contesto del genere era complicato strappare un contratto migliore di quello attuale, ovvero quello che vede Sky e Mediaset pagare rispettivamente cifre pari a 575 e 375 milioni di euro. In un contesto del genere diviene pure complicato costituire un prodotto appetibile per le nuove Streaming TV del calibro di Amazon, Netflix e Apple.
Secondo un'indagine di Deloitte (prima azienda mondiale nel campo delle revisioni e della consulenza) inoltre, nelle partite della Serie A, un posto a sedere su due rimane libero mediamente, durante ogni turno di campionato.
L'abbassamento dell'attrattività del campionato nostrano è la diretta conseguenza di una mancanza totale di investimenti in molteplici campi, partendo dal mancato rinnovamento delle strutture, passando per un pericoloso disinteresse verso i jersey sponsor (ovvero gli sponsor commerciali) e finendo per un globale decremento della qualità media dei giocatori presenti, quindi del campionato stesso.
Importante però, è anche ricordare che la situazione italiana in via più generale, non tende ad aiutare tutto il sistema calcistico, a causa dell'alta inflazione e della conseguente perdita del potere di acquisto degli italiani, la cui lista della spesa si è accorciata rispetto a qualche anno fa. Probabilmente lo "stadio" risulta essere una spesa tra le prime a venire accantonate. Se poi si pensa alla spesa necessaria per accedere alla Pay TV, si può comprendere come molti tifosi tendano a rinunciare completamente alla visione della propria squadra del cuore, optando per la radio e per programmi non a pagamento sulle reti nazionali.
La Serie A però, può tornare ad essere un prodotto appetibile e richiesto. Per esserlo occorre capire la tendenza d'acquisto e d'interesse dei propri clienti. In Italia ad esempio, l'installazione della rete fissa telefonica è una delle più basse dell'Europa occidentale: ciò significa che tendenzialmente si ha un vasto utilizzo delle reti mobili e i contenuti più visti e gettonati sono quelli proposti via streaming, attraverso dispositivi come tablet e smartphone.
Creare una piattaforma "portatile" dove un tifoso possa acquistare un solo esclusivo canale riguardante il calcio italiano, senza dover acquistare una serie di contenuti che con il calcio non centrano niente (come obbligano a fare Sky e Mediaset), puntando tutto sullo streaming e relegando un ruolo accessorio alla televisione, potrebbe innalzare il grado di condivisione del prodotto, osservando come ormai anche la maggior parte dei clienti delle Pay TV tenda ad essere maggiormente attiva attraverso host portatili mediante la connessione ad internet, piuttosto che tramite un semplice televisore. Questo è un dato di fatto. Il mondo multimediale sta evolvendosi rapidamente. Dalla radio si è passati alla televisione. Dai giornali ai siti internet. Ora probabilmente il calcio deve fare un nuovo passo evolutivo, ovvero scegliere un nuovo canale di distribuzione che porti dalla televisione in direzione di nuovi host. Un calcio in streaming, un calcio di ampia diffusione e maggiormente accessibile.









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